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Terapia Ormonale Sostitutiva: approfondimenti

Dott.ssa Sivia Maffei
Specialista in Ostetricia e Ginecologia,
Ricercatrice presso Istituto Fisiologia Clinica del CNR Pisa,
Responsabile Endocrinologia Cardiovascolare Ginecologica
per la Fondazione CNR-Regione Toscana “ Gabriele Monasterio” per la ricerca medica e la sanità pubblica

La Terapia ormonale sostitutiva fa bene al cuore se iniziata al momento giusto…..

Lo studio WHI, ormai conosciuto da tutti, anche i non addetti ai lavori, ha terrorizzato le donne in menopausa circa l’uso della terapia ormonale sostitutiva, suscitando le proteste di tutto il mondo accademico internazionale del settore (ginecologi ed endocrinologi etc.) che  vedeva sconvolte le conclusioni relative ad anni di ricerche e lavoro rigoroso sugli effetti della terapia ormonale sostitutiva in postmenopausa.
In effetti questo studio è stato rivisto dagli stessi autori e da molti altri più volte.
E’ stato comunque utile perché ci ha consentito, rivedendolo ed analizzandone i pregi ma soprattutto i molteplici difetti, di formulare più chiaramente le indicazioni alla terapia ormonale in post menopausa e confermare le convinzioni di chi lavora in questo settore da anni.

A tale proposito ci è sembrato interessante proporvi lo studio di Jacques E. Rossouw e collaboratori, edito sul numero 297 di aprile 2007 di JAMA, che mette in evidenza come il periodo di inizio della terapia ormonale sostitutiva influenzi l’effetto protettivo sulla malattia cardiovascolare.

Partendo dai dati del WHI, l’autore ha cercato di capire come gli effetti della terapia ormonale sui fattori di rischio cardiovascolare siano influenzati dall’età di inizio della terapia e dagli anni dalla menopausa trascorsi prima di iniziarla.
Sono state valutate 10736 donne in postmenopausa, isterectomizzate trattate con terapia estrogenica sostitutiva o placebo, e 16608 in postmenopausa trattate con terapia estro-progestinica sostitutiva o placebo.
E’ stato valutato l’effetto della terapia ormonale sulla malattia coronarica e sullo stroke (evento vascolare cerebrale), in relazione all’età e agli anni dall’inizio della menopausa.

Gli  autori concludono che le donne che hanno iniziato la terapia ormonale al momento della menopausa o poco dopo di essa hanno al tendenza alla riduzione del rischio di malattia coronarica.
Il rischio è invece presente per coloro che cominciano la terapia ormonale molto dopo la menopausa tuttavia questa tendenza non è significativa.
Lo stesso viene rilevato per il dato relativo alla mortalità totale; la terapia ormonale ha un effetto più favorevole sulla mortalità se intrapresa fra 50 e 59 anni, cioè non troppo lontano dall’inizio della menopausa.

Per quanto riguarda lo stroke, la terapia ormonale aumenta di poco il rischio e questo non sembra essere influenzato dall’età di inizio della terapia.

In conclusione le donne che iniziano la terapia ormonale vicino alla menopausa tendono ad avere un rischio ridotto di eventi cardiaci rispetto a quelle che la cominciano più tardivamente.

Questi dati sono da tenere in considerazione soprattutto per valutare l’opportunità di intraprendere una terapia ormonale nell’immediata postmenopausa.

(Tratto da: JAMA april 4, 2007-vol 297, no 13. pg 1465.)

 

Non tutte le terapie ormonali sono uguali……….parliamo delle basse dosi.

Negli anni la terapia ormonale sostitutiva per la postmenopausa è andata evolvendosi.
Le molecole a disposizione sono molteplici con formulazioni, dosaggi e vie di somministrazione diverse che consentono di personalizzare le terapie, “cucendo” addosso alla donna il proprio vestito ormonale.

A questo proposito è utile ricordare lo studio Hope condotto da Rogerio A. Lobo e collaboratori, che hanno valutato l’efficacia della terapia ormonale a basse dosi (estrogeni coniugati equini e medrossiprogesterone acetato) sui lipidi circolanti (Colesterolo etc.), sui fattori di coagulazione, e sul metabolismo dei carboidrati nelle donne sane in postmenopausa.
Lo studio si è protratto per 1 anno.
Gli autori hanno concluso che  la terapia a basse dosi con estrogeni coniugati equini e medrossiprogesterone acetato induce effetti favorevoli sul colesterolo (aumento della frazione buona, HDL e riduzione della frazione cattiva, LDL) e sulle lipoproteine.
Similmente sui fattori dell’emostasi con effetti minimi sul metabolismo dei carboidrati. Questi dati rendono la terapia ormonale a basso dosaggio una opzione importante per le donne sintomatiche in postmenopausa.

(Tratto da: Fertility and Sterility vol 76 n° 1 july, 2001)